State ancora discutendo sul fatto che gli smartwatch sono troppo spessi o che la Apple ha intenzione di togliere il Jack da 3.5mm per le cuffie? Sono tutte storie vecchie ormai!
La novità viene dall’Università di Tokyo dove è stato creato uno strato protettivo ultrasottile e ultra flessibile che consentirà la creazione di una pelle elettronica (già ribattezzata e-skin) sulla quale potrà essere usato un display organico (per ora detto PLED, da Organic Polymer Light Emitting Diode). Questa nuova tecnologia potrà essere usata per moltissime applicazioni per atleti e non, tra cui il calcolo del livello di ossigeno nel sangue e sensori di frequenza cardiaca.
Il PLED per funzionare deve essere collegato a una pellicola sottile, prima di essere attaccato alla pelle, ma chi ha già visto i prototipi riporta che questi sono abbastanza sottili per assomigliare a tatuaggi. Questa pellicola pur essendo così sottile è molto resistente infatti non si rompe sotto nessun tipo di flessione. Può visualizzare quattro colori: rosso, verde, blu e bianco.  Questi possono essere montati in qualsiasi configurazione e possono, ad esempio, cambiare colore per indicare diversi livelli di potenza.
Inizialmente questa nuova tecnologia è stata pensata per scopi e applicazioni di natura medica. Ma ora lo sguardo si sta spostando verso diversi orizzonti.
Ecco cosa dice il direttore della ricerca “L’avvento dei telefoni cellulari ha rivoluzionato il nostro modo di comunicare. Anche se oggi le dimensioni di questi strumenti di comunicazione sono sempre più piccole, si tratta ancora di dispositivi  che dobbiamo portare con noi. Come cambierebbe il mondo se cominciassimo ad usare dei display che possono aderire al nostro corpo? Questi potrebbero essere utilizzati anche per mostrare le nostre emozioni o il livello di stress. Oltre a non essere più obbligati a dover portare un dispositivo con noi in ogni momento, potrebbe aiutarci a migliorare il nostro modo di interagire con le persone intorno a noi o ad aggiungere una nuova dimensione al modo in cui comunichiamo “.
E’ dunque già possibile immaginarsi un futuro scenario in cui la nostra stessa pelle farà da smartwatch?
